Il dispositivo é normalmente illuminato nella direzione degli elettrodi di poly, che, essendo di silicio, offrono una certa opacità alla radiazione incidente.
Per aumentare l'efficienza quantica del dispositivo, si può utilizzare
un metodo costruttivo che consente di assotigliare il substrato di supporto
sino al confine con lo strato epitassiale (``thinned CCD''). In questo
caso l'illuminazione del CCD viene operata dalla parte opposta a quella
degli elettrodi di poly e si parla di CCD ``retroilluminato'' (back-illuminated
CCD'').
Nei CCD ``frame transfer'', meta' del CCD é esposta alla luce
incidente e metà ne é schermata. La prima parte viene chiamata
``image section'' e la seconda ``store section''. Le due parti sono esattamente
identiche. La carica accumulata nella parte sensibile, dopo l'esposizione
viene rapidamente trasferita nella parte di memoria e successivamente letta
lentamente. Questa procedura ha i vantaggi di fornire un dead time relativamente
modesto (il tempo di trasferimento dal frame di immagine a quello di lettura
é normalmente da considerarsi trascurabile rispetto al tempo di
esposizione) ed una lettura particolarmente pulita (il rumore di lettura
dipende dalla velocità con cui la lettura stessa viene effettuata:
più lenta é questa velocità, minore é il rumore).
Nell'esempio che consideriamo, un CCD EEV, 1732 strisce di elettrodi
poly sono connesse tre a tre, fornendo 578 righe di pixel. Uno dei tre
elettrodi e' polarizzato a 0 V e gli altri due a -10 V rispetto ad un livello
arbitrario. 385 impianti perpendicolari di ``channel stops'' forniscono
le colonne. L'area di ciascun pixel é di 22 m2.
Il substrato é ad una tensione fra -2 e -6 V.
Al termine di ciascuna colonna, c'é una connessione ad un elettrodo del registro di uscita, che consiste, nello stesso modo, di elettrodi di poly connessi a tre a tre e polarizzati uno a 0 V e due a -10 V.
Come abbiamo già visto, la variazione dei potenziali applicati ai diversi elettrodi sposta le cariche generate nel singolo pixel dall'interazione della radiazione con il silicio dello strato epitassiale. Quando l'elettrodo adiacente al registro di output passa da 0 a -10 V, le cariche vengono trasferite al registro di output (agli elettrodi che sono a 0 V). I pixel del registro di output sono notevolmente più grandi dei pixel della zona attiva, per potere contenere una maggiore quantità di carica e non andare in saturazione.
Nel nostro esempio pratico, alla fine del registro di lettura, troviamo un diodo, che viene polarizzato inversamente e che quindi funge da capacità (circa 0.1 pF). É su questa capacità che viene ``scaricata'' la carica accumulata in ciascun pixel. La capacità é collegata ad un transistor a due stadi, uno dei quali é polarizzato alto (+10 V - ``reset bias gate'') e l'altro é polarizzato basso (-10 V - ``reset gate''). Quest'ultimo gate mette off il transistor, cosicché il drain (+5 V) é isolato dalla capacità.
La capacità é anche connessa al transistor di uscita, che ha il drain alto (+12 V) e il source fornito da una sorgente di corrente costante a 2-2.5 mA. Il transistor di uscita é connesso all'elettronica di analisi. Nel caso del nostro esempio ha un guadagno di 0.7.
Il transistor di uscita consente di misurare la carica presente sulla capacità. La capacità integra la carica lí accumulata. Il livello di riferimento dal quale viene misurata la carica viene ripristinato attraverso il transistor di reset.
Nel registro di uscita sono anche contenuti alcuni pixel non connessi
ai pixel dell'area attiva. Questi possono essere utilizzati per misurare
un livello di rumore di riferimento al ``buio''.
La grande flessibilità dei CCD é anche legata alla capacità di effettuare uno scan dell'immagine immagazzinata in modo programmabile. Ad esempio una lettura con accumulo di carica di più righe senza operare il registro di uscita fornisce dei pixel ``rettangolari'', con la dimensione verticale pari al numero di pixel accumulati. Analogamente un trasferimento di più pixel del registro di lettura sul diodo di uscita somma i pixel lungo una riga.
In questo modo é possibile ottenere pixel che hanno per dimensione
x e y un multiplo della dimensione del pixel (pitch).