a cura di Anna Maria Marini
di Anna Maria Marini
Lo scenario tecnologico che unifica attore e spettatore nella rete virtuale apre modalità di transazione sconosciute per l'uomo, terreno fertile per speculazioni filosofiche o ricerche psicologiche.
Se potremo agire gran parte delle nostre passioni e vivere le nostre identità in mondi simulati "come se" fossero reali, il reale sarà più vivibile?
Possiamo sperare che questo nuovo medium crei anche nuove forme di comunità e possa servire per evocare ed estendere le nostre ed altrui capacità empatiche?
Si dice che in un ambiente di realtà virtuale immersiva-interattiva e multisensoriale l'utente possa sperimentare un'accresciuta consapevolezza. Queste esperienze vengono assimilate a stati oniroidi vicini all'estasi o all'ebbrezza. Mario Periola a tal proposito ha parlato di "excitement", parola a cui si può attribuire un significato emotivo che va dall'entusiasmo all'euforia per individuare quell'eccitazione capace di far sentire e di trasmettere il senso del nostro mondo interno.
Rita Addison un'artista americana, dopo aver subito una lesione cerebrale causato da un'incidente, ha realizzato nel 1993 con un'equipe di ingegneri, una sua personale "visione" in un progetto di realtà virtuale. Nelle sue parole che seguono leggiamo quegli aspetti squisitamente psicologici che riguardano l'approccio ad una tecnologia che non sempre è fatta solo di numeri.
"Dal giorno dell'incidente mi sento triste e persa.
Tutti i luoghi che trovo nel mio cervello non mi piacciono,
e non so cosa fare ogni volta che mi trovo lì.
Devo trovare la mia via che mi riconduca alla mia mente.
In questo momento, è come se vi fosse un buco nero.
Nessuno può capire come tutta la mia vita sia cambiata
dopo la lesione al cervello.
Ma, forse, se io potessi raccontarla come una storia con un prima e un poi.......
Le persone forse potrebbero, vedere come può essere,
sentire come può essere,
provare come può essere,
forse allora potremmo sentirci meno intimoriti e isolati
da quelli con abilità diverse dalle nostre."
L'esperienza riportata è una situazione estrema, ma la psicologia attraverso essa può estendere la comprensione del quotidiano e comprendere meglio quel fenomeno chiamato da Perniola "excitement".
L'excitement come tutto ciò che è emotivamente coinvolgente rimanda al suo opposto l'estraniazione del sentire, che la stessa tecnologia ha reso sempre più evidente nel suo correre verso la saturazione totale delle immagini.
Così dalle stesse ceneri nasce una nuova illusione per coloro che soffrono del deserto in cui si trovano, perennemente in cerca di un autore e di un dramma in cui abitare per sentirsi meno soli.
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