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Quando la rivista non esiste
Una sentenza del Tribunale di Roma precorre i tempi per la necessaria riforma della legge sulla stampa,
con un aspetto, però, che appare assolutamente non logico. Dati e commenti all'ultima delle anomalie del rapporto stampa-Internet
di Luciano Giustini
Il rapporto
tra la stampa e il mezzo telematico sembra sempre più anomalo, e a volte difficile da
comprendere.
Dopo un inizio un po' in sordina, la grande rete Internet si è rivelata ben presto uno dei più potenti mezzi di giornalismo mai
conosciuti finora. Su Internet oggi si scrive, si pubblica, si legge, si commenta, si
discute; qualcuno ci guadagna anche.
Il ruolo di Internet nel giornalismo, peraltro, non è stata cosa ben chiara e immediata per tutti i giornalisti, anche perchè gli anni di mestiere e un'esperienza decennale,
con ogni probabilità, non si sostituiscono certo con qualche click sul computer nè con qualche paginetta ben fatta. Tutt'al più il computer e la telematica
servono a migliorare un tipo di lavoro già molto concentrato sulla rapidità e sullo scambio di informazioni,
e questo è stato digerito anche dai più diffidenti.
Fatta questa premessa, soffermiamoci ora non già sul giornalismo su Internet inteso come estensione del giornalismo
classico, quello della carta stampata, ma parliamo del giornalismo che è nato e si svolge esclusivamente in forma elettronica.
Per fare un esempio conosciuto: BETA, su cui scrivo come direttore, rivista nata più di tre anni
fa in versione elettronica e presente su Internet con un proprio sito Web.
Intendiamoci, cito BETA perchè ne posso parlare a ragion veduta, ma potrei fare diversi altri esempi.
La "stampa" nata su Internet e cresciuta
sulla Rete, con lettori on-line e sito Web di pubblicazione, per la legge nostrana, insieme ad una nutrita moltitudine
di siti, non esiste. Sebbene si attenda una definizione del giornalismo telematico
da un momento all'altro, una testata giornalistica, a tutt'oggi,
non può essere telematica, anzi, per la precisione non è previsto Internet come
mezzo di pubblicazione (c'è il Televideo, il CD-ROM, perfino il Videotel...).
La strada percorsa da quasi tutti gli editori che pubblicano anche su Web è
stata, finora, quella di "sfruttare" in qualche modo la parte cartacea,
presentando quelle on-line come "estensioni" di riviste già regolarmente registrate.
La situazione non è molto dissimile in altri Paesi, ed è (da qualche anno) in via di determinazione
una serie di regolamenti per la stampa e in generale per tutta l'attività editoriale su Internet.
Di questo fatto, ad un primo esame, dovremmo essere contenti: in effetti una regolamentazione, a fronte di
una moltitudine di siti Web che si dicono "rivista", sembra ci voglia proprio! Servirebbe almeno per fare delle
distinzioni organiche tra riviste periodiche, aperiodiche, e-zine, settimanali, mailing-list, ecc.
In realtà a chi produce "riviste" telematiche di un certo peso e impegno, servirebbe soprattutto per ottenere
un riconoscimento
giuridico che in qualche modo effettui una distinzione all'interno della suddetta moltitudine di siti. Molto spesso questa confusione
genera difficoltà negli operatori nostrani, i quali sentendo dire "rivista telematica" non sanno se pensare
al modello di HotWired o alla paginetta su Geocities di qualche appassionato.
La situazione oltreoceano, almeno per l'esperienza maturata con BETA, è molto diversa e più fluida, ma non
essendo l'argomento di questo articolo non mi dilungo oltre su questo aspetto, che eventualmente
si potrà approfondire in e-mail.
Andiamo avanti con il discorso regolamentazione, allora.
Il fatto
E' un dato che girava già negli ambienti dell'ordine dei giornalisti romano, noi però
riprendiamo il testo apparso sul Notiziario dell'USPI (http://www.ecostampa.it/uspi),
Unione Stampa Periodica Italiana, di Gennaio '98.
In un riquadro si fa riferimento alla recente sentenza del Tribunale di Roma,
il quale, si legge, «..ha riconosciuto l'informazione on line sulla rete INTERNET. La
sezione per la stampa e l'informazione, presieduta dal dott. Ciardi e diretta dal dott. Parnasi
ha ritenuto che un periodico telematico può beneficiare della tutela rappresentata dalla registrazione, in quanto possiede sia il requisito ontologico
sia quello finalistico relativo alla diffusione delle notizie, ....» ecc.
L'articoletto termina con la frase:
«.. Ribadendo inoltre le indicazioni del Ministero Grazia e Giustizia la direzione
responsabile dei "giornali telematici" può essere affidata solo ai giornalisti professionisti
o pubblicisti.»
La cosa, che è illogica come vedremo fra poco, non può passare assolutamente in secondo piano, come
invece tentano di fare i promulgatori, per una serie di motivi.
In pratica, allora, per registrare una rivista telematica è necessaria la presenza nella
redazione di un giornalista, o di un pubblicista. Facciamo adesso un piccolo passo indietro e vediamo
com'è la situazione legislativa al riguardo delle riviste su carta.
L'antefatto, la logica e il contrasto
Come alcuni probabilmente già sapranno, nell'ordinamento della stampa italiana odierna
vi è un metodo di registrazione delle testate che viene detto "della stampa tecnica".
Questo metodo prevede che testate di argomento tecnico-scientifico
possano richiedere la registrazione in un elenco speciale,
detto appunto della stampa tecnico-scientifica. La peculiarità di questa registrazione,
elemento fondamentale,
è che non richiede un direttore responsabile giornalista o pubblicista, ma basta
il proprietario, o l'editore, o comunque una persona che si assuma la responsabilità
verso terzi del periodico.
Con una certa elegante lungimiranza il legislatore ha così voluto consentire, quando uscì
questa estensione alla legge sulla stampa (che risale al '48), a coloro che
volessero divulgare temi tecnici e scientifici di farlo nel migliore
modo possibile, togliendo il pesante fardello della partecipazione di un giornalista,
obbligatorio, peraltro, per tutte le altre registrazioni, pur lasciando
le necessarie garanzie per la responsabilità delle cose scritte.
Lungimirante perchè?
Ma perchè quando si tratta di temi tecnici è inutile stare lì a pignoleggiare sulla forma,
la semantica e la sottile capacità di perifrasi del giornalista professionista.
La stessa cosa vale per il pubblicista, che anzi il più delle volte non ha delle
eccelse doti di scrittore, ma ha acquisito uno status che gli permette solo
di fare meglio il suo lavoro.
In una rivista di stampo tecnico contano i contenuti innanzitutto, ciò che
l'articolista riesce a trasmettere e a far comprendere al lettore.
Un dato inequivocabile, su Internet, è che le testate
di argomento tecnico-scientifico sono la maggioranza. Il perchè è abbastanza chiaro,
se consideriamo che l'ambiente è quello informatico, e nonostante l'aumento, positivo
sia chiaro, degli utilizzatori di Internet, il pubblico di "lettori on-line"
rimane composto per la maggior
parte da persone di estrazione professionale, appassionati
di computer, esperti di informazione, marketing,
e molto spesso informatici, tecnici o studenti.
A questo punto la conclusione cui sto arrivando appare quasi ovvia:
per quale motivo le riviste telematiche
di argomento tecnico-scientifico, che oltretutto sono la maggioranza, per registrarsi
devono sottostare alla obbligatorietà di un direttore responsabile giornalista o pubblicista,
quando per la "versione cartacea" questa obbligatorietà è già stata, con sforzo logico encomiabile,
eliminata?
Non si riesce a comprendere come una legislazione per le riviste tecniche "che va bene sulla carta, sulla diffusione
via cavo, sui CD-ROM, sul teletext, sul Videotel (!!).." ecc. ecc. non debba
andare bene su Internet, su cui, guarda caso, si prevede uno sviluppo vertiginoso
nei prossimi anni, e su cui, come detto, si va ad applicare una tale stortura di metodo.
Non si riesce a capire quali inenarrabili vantaggi abbia una testata tecnico-scientifica
dal possedere un direttore responsabile giornalista.
Non si riesce a capire, infine, che mancanza di responsabilità possa avere un
direttore "telematico" da uno giornalista, pubblicista o da un normale cittadino.
Forse che nei confronti dei terzi
il direttore responsabile "telematico" di una rivista tecnica smette di essere responsabile e
si
comporta da latitante pericoloso? Non mi risulta, anzi sul settore carta
le diatribe editoriali per le riviste tecnico-scientifiche sono molto meno frequenti.
No, non si capisce proprio, o forse si capisce se vogliamo considerare come
al solito la componente negativa del discorso, e cioè o un interesse di parte
dell'Ordine dei giornalisti oppure, più semplicemente un fraintendimento di
un mondo, quello di Internet, ancora piuttosto lontano da quello del giornalismo italiano. Francamente parlando, sono stato uno di quelli
contrari all'abolizione dell'Ordine dei giornalisti all'epoca del relativo referendum. Mi sembrava
istituzione degna di essere mantenuta, sebbene anch'essa imperfetta come anche
altri ordini professionali in Italia. Tuttavia, è proprio di fronte a queste
decise cadute di tono che vien voglia di esprimere tutto il proprio dubbio
su un Ordine, poi, non così necessario come vorrebbe apparire.
In definitiva, quindi, rifacendomi al titolo di questo mio articolo,
parrebbe che una rivista telematica senza giornalisti iscritti all'Ordine non possa esistere.
Almeno questa è la direzione verso cui sta andando la riforma della legge sulla stampa.
BETA, quindi, non esiste! Appare evidente che c'è qualcosa che non va.
La riforma è, a mio avviso, ormai ineludibile, ma con una nota stonata di tale portata
rischia seriamente di sembrare più un accatastamento di diritti acquisiti che un
reale miglioramento legislativo della situazione esistente. Penso, ma sono
temi che andrebbero trattati con più estensione, e forse lo farò prossimamente,
che si dovrebbe discriminare la registrabilità di una rivista sulla base dei contenuti,
della periodicità, dal numero di persone che ci lavorano, dall'avere o meno un indirizzo
stabile sul Web, su temi di questo genere piuttosto che dall'avere o meno un direttore responsabile giornalista!
Spero, e sono disponibile al dialogo e alla collaborazione,
che questa non rimarrà "lettera morta". Se anche altre testate telematiche
di natura tecnico-scientifica hanno intenzione di registrarsi regolarmente senza dover "trovare in giro"
un giornalista per far contenta la legge,
me lo facciano sapere: un messaggio di cordiale ma
ferma protesta potrebbe essere fatto congiuntamente. Il mio indirizzo e-mail è l.giustini@beta.it.
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