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Speaker fai-da-te? (prima parte)
Progettazione e costruzione di un'onesta cassa Hi-Fi
di Fernando Carello
Articolista Senior, BETA
Introduzione
Arriva prima o poi la febbre
dell'altoparlante: che siate amanti dei videogiochi alla Quake,
fanatici del DVD, bisognosi di Surround o MP3-dipendenti, arriva
il momento in cui la resa acustica del vostro sistema non vi
soddisfa più, che si tratti dei piccoli altoparlanti
integrati nel monitor o delle casse di plastica "da 300
Watt" che avete comprato pensando "incredibile,
sono più potenti di quelle dello stereo di casa e
guarda come sono piccole e quanto costano poco".
In effetti, i principali responsabili della resa acustica di un
sistema sono proprio i diffusori: e non è un lavoro
facile, tradurre in sensazioni sonore (e quindi onde elastiche
propagantesi nell'aria) le variazioni della tensione ai capi di
una coppia di fili ...
Vi risparmio il tipico
"pippone" sul come e perché dell'acustica,
e vengo al sodo: vista la difficoltà del compito
affidato ai diffusori, appare chiaro come debba necessariamente
trattarsi di componenti piuttosto critici: ed inevitabilmente
costosi, se si cerca un minimo di qualità.
Chiaro quindi che le famose casse di plastica "da 300 Watt"
costate 70'000 lire (e integrano pure l'amplificatore !!!) siano
più adatte a riprodurre il rumore dello sparo del
Chaingun di Quake2, che a dar voce al vostro CD preferito.
Come fare ? Una coppia di casse di accettabile qualità
costa decisamente tanto (svariate centinaia di migliaia di
lire), senza contare la difficoltà di trovarle
proprio come piacciono a noi: c'è chi preferisce i
bassi "asciutti" e chi quelli "morbidi", chi
non vive senza almeno 120 decibel di pressione sonora e chi
cerca casse piccole al limite dell'invisibile, altrimenti la
moglie lo caccia di casa ... E poi, sappiamo bene come
il (folto) pubblico che segue i miei vaneggiamenti su BETA sia
principalmente composto da smanettoni incalliti, disposti a
vagare per settimane alla ricerca di quel dissipatore 1 cm
più alto, di quell'alimentatore da 30 Watt in
più (sennò non parte il quarto hard
disk!!): sarebbe quasi offensivo proporre a questi "patiti
dell'officina" di acquistare diffusori già
pronti e marchiati: molto meglio progettarseli e
costruirseli da soli !!
... beh, vi siete
ripresi dallo svenimento ? State ancora leggendo ? Allora siete
già contagiati, ormai è troppo tardi per
tornare indietro ... Non serve poi moltissimo (!!):
una certa pratica di lavori in legno (o, meglio ancora, un amico
con tale insana passione, che finora abbiamo guardato con orrore
e un po' di compassione), una minima destrezza con la matematica
e con il saldatore, un buon programma di simulazione ... e
naturalmente la materia prima: gli altoparlanti, il materiale
per costruire le casse, isolante acustico, un po' di
componentistica spicciola (condensatori, cavi audio, morsetti,
connettori, etc.) ... ma andiamo con ordine.
Diffusori:
cosa sono
Il concetto su cui si basa un diffusore
è abbastanza semplice: uno o più
trasduttori (altoparlanti) si
occupano di trasformare le variazioni del segnale elettrico
uscente dall'amplificatore in vibrazioni dell'aria; in questo
compito sono coadiuvati da un mobile, appunto la cassa.
I trasduttori sono formati da una sezione elettromagnetica,
composta in genere da una bobina
molto leggera in cui scorre il segnale elettrico (campo mobile)
più un magnete
permanente che genera un campo statico, e da una sezione
meccanica, la membrana cui la
bobina è collegata (a sua volta, la membrana è
vincolata allo chassis mediante guarnizioni elastiche chiamate
sospensioni): le variazioni del
segnale elettrico si traducono così in spostamenti
assiali della bobina, e quindi della membrana che fa
perciò vibrare l'aria. Affinché
queste vibrazioni siano avvertibili dall'orecchio umano (e
quindi siano effettivamente onde acustiche), la loro frequenza
deve essere compresa tra 20 e 20000 Hertz (da 20 a 20000
oscillazioni al secondo). All'atto pratico, gli
altoparlanti possono riuscire a riprodurre più o meno
correttamente l'intera banda acustica, oppure possono essere
specializzati nella porzione bassa (li chiameremo "woofer"),
intermedia ("midrange") o
alta ("tweeter") dello
spettro: chiaramente, in questo caso serviranno più
trasduttori insieme per costruire un diffusore, avendo
però (almeno teoricamente) una riproduzione sonora
più accurata. Il mobile, dal canto suo,
può rivestire più funzioni: oltre a
contenere fisicamente gli altoparlanti (mica vorrete appoggiarli
per terra ?), deve impedire che l'onda sonora generata dalla
parte posteriore della membrana (quella ... non orientata verso
di noi !), che ovviamente ha fase opposta rispetto a quella
"giusta", interferisca con la riproduzione sonora
portando deleteri effetti quali la cancellazione
d'onda. O addirittura, il mobile potrebbe fare
in modo che l'onda "posteriore" venga in qualche modo
"raddrizzata" e sfruttata a nostro vantaggio ...
Naturalmente esistono molti tipi di altoparlanti e molti tipi di
mobili, portando ad una quantità pressoché
infinita di combinazioni possibili: come scegliere quella giusta
? Riuscite ad immaginare quali e quante "guerre
sante" siano esistite (e tuttora perdurino) tra gli
appassionati su questo tema ?
Sgomberiamo allora
il campo dai dubbi: la "cassa giusta" non
esiste.
Ciascun diffusore (altoparlanti + mobile
+ eventuali filtri) ha i suoi pregi e i suoi difetti, e
ciò non dipende solo dalla qualità con cui
viene realizzato: ciascuna architettura ha inevitabilmente
vantaggi e svantaggi, in quanto i parametri su cui si gioca
quando si progetta un diffusore sono come una coperta troppo
corta, per cui migliorando un aspetto se ne peggiora un altro.
La cassa giusta è quella che ci piace: quella che
incontra il nostro gusto sonoro, che riproduce la musica che ci
piace nel modo che ci piace, che si adatta alle nostre
necessità (economiche, di spazio, di potenza, di
arredamento). Tenendo presente le premesse
dell'articolo restringiamo il campo, limitandoci a parlare dei
mobili a "cassa chiusa" e
a "cassa bass-reflex" a
forma parallelepipeda di proporzioni (quasi) auree, in
combinazione con altoparlanti a larga banda oppure a due vie (2
tipi di trasduttori: il "woofer" e il "tweeter"),
con filtri di tipo passivo; per semplicità lasceremo
da parte i sistemi con subwoofer separato, concentrandoci sulla
classica coppia di casse. Privilegeremo l'economia e
la semplicità costruttiva.
Bene: la
prima scelta da fare riguarda, nel nostro caso, le dimensioni
della cassa: quanto spazio possiamo dedicare ai nostri diffusori
? Per dare un'idea (vedremo poi le formule), una cassa
con volume interno di 15 litri avrà dimensioni
esterne di massima pari a 43 cm (altezza) x 30 cm
(larghezza) x 19 cm (profondità).
Appare intuitivo che una cassa più grande avrà
dei vantaggi (specie per le frequenze basse): tuttavia non ha
molto senso costruire casse molto grandi se poi non è
possibile posizionarle a dovere: tenete presente che il corretto
posizionamento dei diffusori è importantissimo per
una buona resa acustica. Idealmente, infatti, i
diffusori andrebbero posizionati con il centro sonoro
all'altezza delle nostre orecchie, ed in modo tale che le due
casse e la nostra testa formino un triangolo equilatero.
Credo che questo vi abbia portato a ridimensionare mentalmente
le casse a cui stavate pensando ... in effetti, per un tipico
utilizzo flessibile domestico (impianto TV, PC, sistema HiFi
compatto, diffusori addizionali per il surround dell'home
theatre, etc.) difficilmente si potranno adottare casse di
grandi dimensioni. Ci concentreremo allora su casse di
piccole e medie dimensioni.
E ora la seconda
domanda: quanto vogliamo spendere ? Se state pensando
a casse per il vostro PC, tenete presente che, se non lo avete
già (ma sì, utilizziamolo meglio, l'ampli
dello stereo !), dovrete considerare anche l'acquisto di un
amplificatore: infatti la maggior parte delle schede audio ha un
amplificatore integrato davvero minimale (dai 2 ai 6 Watt RMS),
o non ce l'ha affatto ... Comunque, se vogliamo
spendere davvero pochissimo, c'è una
possibilità interessante: utilizzare altoparlanti per
auto !
Altoparlanti
Molti costruttori, infatti, hanno in
catalogo altoparlanti nati per essere montati nelle automobili:
uniscono una grande compattezza a doti di robustezza non
indifferenti, inoltre se ne possono trovare di davvero economici
senza scadere eccessivamente di qualità; conviene
orientarsi su sistemi a larga banda con doppio cono
(generalmente più economici) o a due vie coassiali
(il filtro passivo è già integrato negli
altoparlanti); tra le varie marche, vale la pena ricordare
Pioneer (www.pioneerelectronics.com)
per il catalogo davvero ampio e il buon rapporto
qualità/prezzo. Dimensioni da considerare,
tra i 10 e i 16 cm, con potenze tra i 15 e i 60 Watt RMS (le
potenze di picco spesso dichiarate sono di gran lunga superiori,
ma sono numeri con poco senso: l'unica unità di
misura affidabile è la potenza
RMS, ovvero Root Mean Square). Si può
anche pensare di acquistarli usati: il mercato del car stereo
è talmente ampio, affollato e dinamico che si possono
fare buoni affari, a patto di controllare (ed ascoltare!)
attentamente cosa si acquista; non è difficile
acquistare una coppia di altoparlanti di buona qualità
a cifre tra le 50000 e le 100000 lire. Il principale
problema che si incontra con gli altoparlanti da auto è
la mancanza di documentazione: in genere viene
approssimativamente indicata la potenza RMS, la gamma di
frequenza riproducibile e l'efficienza
acustica in dB/W/m, il che però è
davvero troppo poco per la corretta progettazione della cassa
(sono infatti necessari, come vedremo, i cosiddetti "parametri
di Thiele-Small" dell'altoparlante).
Spesso, inoltre, le caratterisiche di questi altoparlanti sono
tali da essere poco compatibili con l'architettura bass-reflex,
indirizzandoci verso un sistema a cassa chiusa; ma con un budget
limitato permettono davvero risultati interessanti.
Potendo spendere di più, entrano in gioco i
numerosissimi costruttori di altoparlanti per Hi-Fi e per uso
professionale: un po' di orgoglio nazionale nel citare l'ottimo
rapporto qualità/prezzo di CIARE (www.ciare.it,
impagabile la presenza sul loro sito Internet delle pagine del
catalogo con tutti i parametri degli altoparlanti !), la
meritata fama di RCF, gli interessanti prodotti CORAL tra i 10 e
i 16 cm e molti altri costruttori nostrani che tra l'altro hanno
il vantaggio della buona disponibilità di
documentazione tecnica e della facile reperibilità
dei propri prodotti.
Come scegliere ?
Come regola generale, vale la pena
spendere il più possibile per l'altoparlante;
se il budget è limitato, meglio un altoparlante a
larga banda doppio cono che una coppia woofer/tweeter: finiremmo
con l'acquistare componenti di scarsa qualità.
Teniamo poi presente che un altoparlante più grande
avrà in genere una migliore risposta sui bassi e
spesso una migliore efficienza acustica, ma necessiterà
anche di una cassa più grande. Una volta
definita la fascia di prezzo, se ci siamo orientati verso un
sistema a larga banda (altoparlante unico, in genere a coppio
cono, 4 o 8 Ohm) occorrerà verificare che il suo
comportamento in frequenza sia soddisfacente: il grafico fornito
dal costruttore riporta in genere l'intera gamma udibile
(20-20000 Hz); la curva deve essere il più possibile
regolare, senza evidenti picchi.
Figura 1: Esempio
di grafico della risposta in frequenza di un altoparlante
A questo proposito è
necessario tener presente la scala adottata sull'asse verticale
(che riporta la pressione sonora in dB): una scala molto "densa"
può trarre in inganno ... Idealmente,
l'altoparlante dovrebbe avere una curva con oscillazioni
contenute entro i +/- 3 dB all'interno di una gamma tra i
50-80 e i 13-15000 Hz, con un valore medio
superiore ai 90 dB. Analogamente, se preferiamo
un sistema a due vie (con woofer e tweeter separati, entrambi da
8 Ohm), generalmente più costoso, dovremo studiare la
curva di risposta di ciascun componente all'interno della gamma
di frequenze che gli compete: tipicamente, le dimensioni
considerate per le nostre casse portano ad utilizzare woofer
piccoli, tra i 12 e i 16 cm nominali (il diametro
effettivo del cono è generalmente inferiore del
15-25%): tra questi componenti ce ne sono diversi che possono
arrivare anche a 5000 Hz con un buon comportamento (curva
abbastanza piatta), pertanto il tweeter dovrà ben
comportarsi dai 4-5000 Hz in su, o comunque le due curve
dovranno essere ben "compatibili". Inoltre,
i livelli medi di pressione sonora dovranno essere il più
vicini possibile per woofer e tweeter (possibilmente superiori
ai 90 dB). Per essere più precisi nella
scelta abbiamo bisogno dei parametri di Thiele-Small
dell'altoparlante, ma soprattutto dobbiamo avere bene in mente
che cassa vogliamo realizzare.
E quindi dobbiamo
parlare delle due architetture considerate, bass-reflex e cassa
chiusa.
Bass-reflex
Vs. cassa chiusa
La cassa chiusa nasce con
l'esigenza di evitare che l'onda posteriore dell'altoparlante
disturbi quella anteriore, attenuandola: quindi si inserisce, a
tenuta stagna, l'altoparlante sul pannello anteriore di un
mobile sigillato; l'onda posteriore non può uscire
dal mobile e il mondo è salvo !
Figura 2:
Schema di un diffusore a cassa chiusa
Sembra facile ... Il fatto
è che durante il funzionamento l'aria contenuta nella
cassa è soggetta alla pressione generata dal
movimento del cono: essendo elastica, l'aria tenderà
ad opporsi ai movimenti del cono in misura tanto maggiore quanto
minore è il volume interno della cassa.
Questa resistenza sarà più evidente alle
basse frequenze, dove è maggiore l'escursione del
cono (maggiore lunghezza d'onda), portando di fatto ad
un'attenuazione della pressione sonora.
Per rendere minima questa attenuazione occorrerebbe costruire
una cassa molto grande, il che però comporta alcuni
svantaggi (al di là di evidenti problemi di
ingombro): tipicamente, i bassi risultano più
"secchi", inoltre il cono non più frenato
dall'elasticità può arrivare a "fondo
corsa" se gli viene applicato un segnale molto potente, con
il rischio di danneggiarsi (occorre quindi tenersi opportuni
margini di sicurezza sulla potenza RMS degli altoparlanti
rispetto a quella dell'amplificatore). In effetti,
alcuni altoparlanti funzionano in "sospensione
pneumatica": le sospensioni sono particolarmente
cedevoli, e fatte per lavorare sfruttando l'effetto elastico
dell'aria. Questi altoparlanti sono generalmente
inadatti a lavorare in una cassa bass-reflex, e necessitano di
volumi ben definiti (e spesso indicati dal costruttore) per le
casse chiuse.
Passando all'altra architettura
considerata, la cassa bass-reflex è
caratterizzata dalla presenza, generalmente sul pannello
frontale, di un'apertura rotonda o
rettangolare: spesso questa apertura si prolunga all'interno
della cassa in un condotto.
Figura 3:
Schema di un diffusore bass-reflex
L'apertura/condotto ha lo scopo di
rimettere in fase l'onda posteriore dell'altoparlante con quella
anteriore, ottenendo una somma di pressione acustica che
può portare ad un sensibile rinforzo
della risposta nella gamma bassa di frequenze.
Questo giochino però funziona bene solo in una gamma
piuttosto ristretta di frequenze, attorno alla cosiddetta
frequenza di accordo: al di sotto
di essa il sistema perde rapidamente efficienza, comportandosi
da passa-alto in modo molto più evidente rispetto ad
una cassa chiusa (pendenza di -24 dB/ottava
anziché -12); inoltre, al di sotto della
frequenza di accordo il woofer non ha praticamente più
freno elastico, il che può portare a danneggiamenti
(consigliando l'uso di un filtro subsonico
se la frequenza di accordo è maggiore di 50-60
Hz). Appare quindi fondamentale la corretta
progettazione (e realizzazione !) del sistema, onde "centrare"
bene la frequenza di accordo; occorrerà inoltre dare
un certo volume alla cassa per poter compensare parzialmente la
scarsa risposta alle frequenze al di sotto di quella di accordo
ed evitare la nascita di sgradevoli "picchi" a
frequenze medio basse (tra i 100 e i 200 Hz). Alla
fine dei conti, se vogliamo una buona "forza" sui
bassi e siamo costretti ad utilizzare una cassa di piccole
dimensioni, dovremo rinunciare a riprodurre le frequenze molto
basse, applicare un filtro subsonico (molti amplificatori ne
sono provvisti; in alternativa si può lavorare con un
equalizzatore, attenuando al massimo le frequenze tra i 20 e i
40 Hz), e scegliere un disegno bass-reflex, cercando un
altoparlante adatto allo scopo e curando al massimo progetto e
realizzazione. Se invece riteniamo importante una
risposta che si estende fino a frequenze molto basse, pur
perdendo pressione sonora (da compensare eventualmente
"rinforzando" con un equalizzatore da almeno 12
dB/ottava), ci orienteremo verso un sistema a cassa chiusa,
scegliendo di conseguenza l'altoparlante e rassegnandoci ad una
cassa di dimensioni leggermente maggiori; per contro, piccoli
errori di dimensionamento e qualche carenza di tenuta d'aria
saranno ben tollerati.
Avete deciso ?
Bene, nel prossimo articolo vedremo quale altoparlante prendere
...
__________________________________________
BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI
Le illustrazioni di questo
articolo sono state tratte dal catalogo CIARE (Fig. 1) e da
"Acoustic -N- Electronic's Enclosure Design page"
(Figg. 2 e 3).
Fernando Carello
è co-fondatore di BETA; consulente informatico,
è raggiungibile su Internet tramite la redazione
oppure agli indirizzi fcarello@nice.net, fcarello@srd.it,
fcarello@beta.it.
Copyright © 1998 Fernando Carello, tutti i diritti sono
riservati. Questo Articolo di BETA, insieme alla Rivista, è
distribuibile secondo i termini e le condizioni della Licenza Pubblica
Beta, come specificato nel file LPB.
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